venerdì 13 novembre 2009

ciau a tuti, beli e bruti

Allora, giusto un avviso ai naviganti e lettori. Continuerò a scrivere e cambierò blog. Presto comunicherò l'indirizzo del nuovo blog.
Sarà probabilmente su piattaforma wordpress. Vediamo.

sabato 26 settembre 2009

partenza

Partenza tra un'ora. Sadness.

lunedì 21 settembre 2009

Quasi fine

Meno di una settimana al rientro a casa. Mese intenso questo con Jay e Alethea. Ieri siamo andati a cape. Io e Jay siam rimasti a mani vuote ma Qajaaq ha fatto un bel bottino. Noi abbiam preferito fare foto e trastullarci con dei piccoli pescetti tipo guati che quando la marea si ritira si nascondono nel fango e aspettano l'alta marea per attivarsi di nuovo. Non male. Sei ore di lavoro e sei ore di relax. Bella vita.
Comunque meraviglioso. Eravamo li nel fango con gli stivaloni e il secchiello, immersi in quel po' d'acqua rimasta dopo che la marea si è ritirata. Ci sono, oltre a noi tre, almeno altre 15 persone. Faccio un due foto, mi guardo attorno, e faccio un rapido calcolo di quanto profonda è l'acqua nel punto in cui ci troviamo noi durante l'alta marea. E vien fuori che sono circa 4 metri, forse qualcosa in più. Cioè stavamo camminando su quello che durante l'alta marea è il fondale. Figata.
Visto che non le cape sono schive e si nascondono, me ne vado in giro nel fango ad importunare la gente a chiedere di raccontarmi storie, se ne conoscono, di gente rimasta intrappolata sugli scogli perchè non si è curata dell'alta marea. E viene fuori che poche settimane fa una ragazza (turista) era troppo impegnata a fare foto e quando ha visto la marea salire, si è rintanata su una roccia. Ma la marea saliva.. saliva saliva saliva... Per fortuna è arrivata una barca.

Comunque mi spiace lasciare sto posto. Ho raccolto bel materiale per la ricerca. Ma sopratutto mi son fatto degli amici che è davvero triste lasciare. Dopo quattro mesi e un mese a strettissimo contatto quotidiano, le relazioni sono abbastanza profonde. E' stato un mese di riflessione, sul presente e sul futuro. E non vedo l'ora di finire sta agonia universitaria per cominciare a fare sul serio. Corsi, attività, cercare un lavoro, i pupazzi di nuovo e stavolta seriamente...
Grazie per aver seguito il blog. Grazie per aver commentato. Siete stati una parte importante del viaggio e della ricerca e di sicuro ci sarete nei ringraziamenti. Non ho idea se il blog resterà aperto alla fine del viaggio. Forse si. Probabilmente si. Magari vi terrò aggiornati sui miei tentativi futuri di ritornare qui.

Ci sentiamo tra qualche giorno, così vi tedio ulteriormente raccontandovi quanto sono triste a lasciare sto posto.

lunedì 7 settembre 2009

Aggiornamento metereologico

Breve aggiornamento metereologico.

2°C, vento tra i 67 e gli 89 Km/h, temperatura percepita a causa del vento: -6°C.
Oggi pomeriggio verso le quattro, la prima neve. Nevischio misto pioggia. E a causa del vento non cadeva verticale ma orizzontale. Pomeriggio al calduccio in casa a svaccare sul divano e chiacchierare con Jay e Alee. Poi cena da Peter, papà di Alee e film (Coraline). Adoro questo posto.

W Apex

mercoledì 2 settembre 2009

Maggico!

Son le tre e ho appena finito di giocare a Magic col mio super deck green/black. Passa il test sia in dual che multi player. Domani magari provo qualcosa di diverso.

venerdì 28 agosto 2009

Di foche e aurore boreali

Sto perdendo la brillantezza nello scrivere. Il blog assomiglia sempre di più ai miei diari. Partito alla grande che sembro quasi uno scrittore e le ultime pagine sono appunti su appunti, note, frasi senza verbi. Ma suppongo sia parte della ricerca anche questo. Il fatto che puoi controllare quello che succede fino ad un certo punto e poi ti limiti a prendere nota di quello che vedi, di quello che succede, tralasciando la forma e puntando al contenuto. La forma la darò quando sarò seduto alla scrivania davanti al mio computer.
Quindi vi aggiorno brevemente sugli ultimi avvenimenti: sono stato ad un matrimonio, ho mangiato foca (me gusta), ho partecipato al party serale, ho giocato ai giochi inuit tradizionali, ho vinto in uno dei giochi (ho vinto una corda!), ho dato una mano a spellare una foca (son pieno di foto!), ho dato da mangiare ai cani di una muta di un amico che fa la guida (per andare a caccia di orsi polari, la legge vuole che tu noleggi una guida locale che con cani e slitta ti porta a caccia, per sicurezza soprattutto, cani vs orso), ho visto film, ho partecipato a festini casalinghi estremamente divertenti e danzerecci, ho cucinato italiano per una sdruma multietnica di inuit, euro-canadesi, sloveni e polacchi, e ho visto le northern lights. Note quest'ultime da noi come aurora boreale. Niente foto che la mia macchinetta di notte non riesce a fotografare neanche un incendio a tre metri. Ma lo spettacolo. Strisce verdi che si muovono più veloci e inconsistenti di una nuvola in un cielo nero che così scuro non lo vedevo da tanto.
Le luci della città, di notte, la fanno apparire molto più grande di quello che in realtà è. E nonostante tutto dal molo sembra bellissima.

martedì 18 agosto 2009

Invito ad un matrimonio

Prendo in prestito il titolo dell'ultimo post di Chiara (leggete quel blog perchè merita, la ragazza ci ha talento!).
Comunque venerdì sono invitato ad un matrimonio, Alethea (finalmente tatuata) e Jay si sposano. Ho meditato a lungo sul fatto che non ho manco un vestito decente con me, ma alla fin fine sarà tutto molto informale, quindi la mia camicia dovrebbe bastare. Parlando con Napatsi, mi è parso di capire che le fanciulle saranno abbastanza in tiro, i giovinotti invece no. Manco lo sposo ha un vestito.
Invece la sposa sta cucendo ora il suo vestito, che sarà in parte in pelle di foca e mi sa che sarà moooolto bello. Prossima settimana avrete le foto. Jay intanto sta facendo a mano gli anelli ricavati dall'osso di un caribu, la qual cosa è decisamente esaltante, anche se molto in linea con il carattere di Jay, uomo, fabbro, carpentiere e tuttofare. Non c'è cosa che non riesca a costruire.
Comunque dopo il matrimonio sono invitato ad abitare da loro fino alla fine della mia permanenza qui. Sarà molto interessante vivere con loro la quotidianità e seguire il documentario che cresce giorno dopo giorno. Venerdì cerimonia al fiume e poi rinfresco all'Elders Centre. Sabato party con gli amici a casa loro. Yuppidu.
Luoghi, persone, eventi... ecco cosa scriverò nella tesi.

domenica 16 agosto 2009

Strada per il niente

Ennesimo trasferimento. Credetemi se vi dico che un capitolo della mia tesi sarà dedicato alle case in cui ho vissuto e alle case che ho visitato. Adesso sono ospite della mia amica biologa per tempo massimo di due settimane. Appena si libera la stanza a casa di Jay e Alethea mi trasferisco la e ci resto fino alla fine.
Comunque adesso posso dire anche io, ho vissuto nella Strada per il niente. Il mio attuale indirizzo infatti è Road to nowhere 4096. E non è uno scherzo, la via si chiama davvero Road to nowhere.. puoi percorrerla tutta per un paio di chilometri e ad un certo punto semplicemente finisce. E attorno a te c'è nowhere. E nowhere è bellissimo.

Ho fatto domanda per un paio di lavori qui ad Iqaluit, super occasioni, interessanti, in particolare quello per la sezione Heritage del Department of Elders, Youth Culture and Language. Contratto di 3 anni, richiesta laurea in antropologia o storia, e il lavoro consiste nel organizzare mostre e trasferimenti di collezioni museali per tutto il Nunavut e il sud del Canada. Molto interessante. Paga ottima e 3 anni di esperienza che farebbero molto bene al mio curriculum. Se dovessero scegliermi spero riescano ad aspettare fino a quando mi sarò laureato.

martedì 4 agosto 2009

translation will come soon

Scusate la mancanza di accenti ma sto usando un computer canadese e la tastiera e diversa. Non ho voglia di scrivere niente, sono stati giorni intensi e strani gli ultimi. Tanto per avvisarvi che i prossimi post saranno sia in inglese che in italiano, per dare l'opportunita alle persone che ho conosciuto qui di leggermi. Con calma tradurro anche i post vecchi.
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I don't feel to write nothing right now. These days have been intense and weird days. Just I want to let you know the next posts will be written both in english and italian, in order to give a chance to read me to the people I met here. Give me time and I'll translate the old post as well.

mercoledì 29 luglio 2009

la scoresa

Giusto perchè non so cosa scrivere, vi metto a conoscenza del nuovo file mp3 che ho scoperto tra i milioni di cui ho letteralmente impinito l'ipod prima di partire. In sti due giorni sono sotto effetto nostalgia, non tanto giusto un pochino, e quindi, giro la rotellina dell'ipod e cosa piazzo ad alto volume? Pilat e l'intero album canzoni tradizionali triestine (non c'è solo Pilat, ma anche Gianfry, cori e coretti vari e robe così).
Comunque son qua bel bello che me la digo e me la conto per casa perchè fuori diluvia, e canticchio sottovoce, finisce Trieste mia e cosa inizia? Questa canzoncina che non avevo mai sentito e che mi ha fatto rotolare dal ridere. Soprattutto perchè non me l'aspettavo. Jessie una delle mie coinquiline mi ha osservato alquanto perplessa e alla sua domanda "perchè ridi? di cosa parla la canzone" ho cercato di rispondere spiegando l'infinita poesia racchiusa nel testo, ma non credo di aver raggiunto lo scopo.
Fatto sta che trascrivo qui la parte finale del testo acciochè tutti voi possiate goderne. Ho tirato giù anche gli accordi e la suonerò ogni giorni, d'ora in avanti, sul mandolino.
La prima parte ve la risparmio, ma la canzone finisce così:

La scoresa la scoresa
xè una roba naturale
chi che mola la scoresa
el se libera de un male

Ma per fare la scoresa
bisogna ben tegnir el fià
perchè se no vien fora meza
e resta in cul l'altra metà

La scoreseta xè un vento tiepido
che fa el solletico
che fa el solletico
La scoreseta xè un vento tiepido
che fa el solletico
al bus del cul

La scoreseta xè un vento soffice
che fa ziffe ziffe ziffe zoffete
La scoreseta xè un vento soffice
che fa ziffe ziffe ziffe zoffete
al bus del cul

Io davvero non conosco l'autore di cotale capolavoro, magari non è neppure così alta poesia come io invece credo. Ma è impagabile sentir spandersi dalla finestra della mia cucina, per le contrade di Iqaluit una voce che annuncia lieve.. la scoreseta xè un vento tiepido.

venerdì 24 luglio 2009

Altre foto con Mr. Theophilus Popper



Giusto un paio di foto insieme al mio collega nella cucina della nostra piccola casupola a Creekside Village. O Rainbow Village come l'ho sentito chiamare oggi. Perchè han pitturato tutte le facciate delle case di vari colori. Marrone, grigio, nero e rosso mattone. Bravi, ottima scelta. Manca solo il giallo cacarella anche se credo di averlo visto sulla facciata dell'ultima unità in fondo alla strada. Bah.
L'interno comunque è uno schifo per tutte.

giovedì 23 luglio 2009

L'antropologo e il giornalista


La ricerca antropologica fatta in team. Ne parlavamo spesso all'università svaccando fuori dalla Baum (biblioteca umanistica), con Dario, Laura, Chiaretta, Mariano e tanti altri. Bene per me la questione è diventata realtà. Ho un collega. Ed è quello nella foto. Abbiamo già trascorso due serate assieme sul campo e sono state decisamente proficue. I bambini si avvicinano e fanno cerchio senza bisogno di chiamarli e gli adulti ridono e fanno finta di stare con i bimbi. Tutto per guarda Mr T.P. Lui è un giornalista, è così che si è fatto conoscere dai bambini. E tale resterà. Devo fargli un microfono.
Vi dico solo che con il pupazzo posso dire quello che normalmente non si può. E la gente dice al pupazzo quello che normalmente a me non direbbe.

sabato 18 luglio 2009

polsi e sfere

El papa se ga roto el polso e mi me son roto le bale. Come la mettemo?

Violenza a Creekside Village

Qui dove abito, che una volta si chiamava White Row, ma che adesso pomposamente ha nome Creekside Village, nelle varie unità (che chiamarle case è troppo) ci sono diverse famiglie. Sono 4 o 5 file di caseggiati e ogni fila ha case davanti e dietro. Davanti i numeri pari, dietro i dispari. In ogni unità vivono diverse famiglie, anche tre assieme, e la singola unità è poco più grande di 100 metri quadrati, su due piani.
Ad ogni modo la polizia ha appena portato via un ragazzo che abita di fronte a casa mia. Ho parlato con un tipo che conosco e che abita li. Lui è l'autista del bus e ha chiamato lui la polizia. Il ragazzo stava picchiando la moglie davanti al figlioletto di 4 anni. Li vedevo sempre assieme bere il caffè sui scalini di casa mentre il piccolo giocava. E avevo spesso sentito urlare. Il tipo che conosco non ho capito se è suo padre, di sicuro è un parente e abita qui solo per l'estate perchè stanno ristrutturando casa sua.
Adesso non si sentirà urlare per un po'. Non da quell'unità almeno.

mercoledì 15 luglio 2009

Ti tiro un pugno se non ti cavi dalle balle!

Allora.
Io quella frase li gliel'ho detta davvero. Esasperato alla fine, mentre sorridente e viscido continuava a parlarmi. Non so come ma ha capito. Ha sorriso un'ultima volta ed è andato via.

Ieri mattina è venuto a casa mia sto tipo per un'intervista. Lui fa un sacco di cose tradizionali con le scolaresche e i turisti. E' un racconta storie, ho filmato quando raccontava la storia di Kiviuq al museo, insomma si prospettava davvero come un'intervista interessante. E invece...

Dopo due ore in cui mi ha raccontato del nonno che era uno sciamano e di come è cresciuto lui ad Iqaluit, della nonna che gli raccontava le storie ecc ecc... non so come, non so perchè ha cominciato a dire verso i trentanni ho scoperto che mi piacciono i maschi, e tutta una serie di cose molto volgari che mi hanno inchiodato alla poltrona. Ha cominciato a fare allusioni a... insomma avete capito... a lui, al mio lui. Che per la fifa si è rintanato non so dove, si è fatto vedere solo a tarda sera.
Alla fine mi sono inventato una scusa che dovevo andare a pranzo con amici ed era già l'una e così ho cercato di buttarlo fuori ma lui insisteva a fare battutine ed allusioni. Al che appena è uscito ho chiuso la porta e gli ho detto "se non ti cavi dalle balle ti tiro un pugno". Capita l'antifona si è dileguato.
Son rimasto sconvolto per un po' dopo sta cosa. Cioè volgare proprio. Volgare per me. Bleah.

Alla fine ieri sera sono andato al cinema con Napatsi, doveva esserci anche Jay ma era ammalato. Così siamo andati a vedere Up. Merita. Davvero merita un sacco, bella storia, bei disegni, animazione Pixar che non delude mai.
La storia: un vecchietto verso la fine dei suoi anni decide di realizzare il sogno suo e della ormai defunta consorte di visitare un luogo selvaggio in Perù, dove ci sono creature mai viste, dinosauri ecc... tipo il mondo perduto... insomma, lega miliardi di palloncini alla sua casa e vola via. Tutto fila liscio se non che mentre svolazza con sta casa sopra i tetti della città scopre un passeggero clandestino a bordo, un giovane grassoccio boy scout estremamente loquace. Divertente, commovente e si tutto sommato da vedere.

Il cinema: era il primo film che vedevo qui. Il cinema mi è piaciuto un sacco. Ci sono 40 poltrone (80 nell'altra sala dove davano Transformer 2 che ovviamente attirava più gente) ed eravamo in sei. Piccolino accogliente, davvero un bel posticino. Sembrava di essere a casa mia, con una tv super fica.

Venerdì si va tutti a vedere Harry Potter.

Jes devo scrivere un libro di tutta sta avventura. Non mi son mai successe tante cose strambe come da quando son arrivato qui. Mi manca un po' il nord-est.
Come diceva Giacomo Noventa, poeta dialettale veneto:

Par vardar dentro cieli sereni
là su sconti da nuvoli neri,
go’ lassà le me vali e i me orti,
par andar su le cime dei monti.
Son rivà su le cime dei monti,
go’ vardà dentro cieli sereni,
vedarò le me vali e i me orti
là zò sconti da nuvoli neri?

martedì 14 luglio 2009

Oggi sciopero!



Mi scuso per il precedente post, ma non essendo in Italia ed essendo stufo del becero andazzo del Bel Paese, non ero a conoscenza della manifestazione. Rimedio così.

"Adesione all'appello di Diritto alla Rete contro il DDl alfano che imbavaglia la Internet italiana".

Auuuuuuuuuuuuuuuu!!

Tutti gli huskies della città stanno ululando. Fuori fa freddo, nebbia e nuvoloni neri e fastidiosi. E tutti i cani stanno ululando. Fa decisamente impressione. Aspetto un tipo per un'intervista e ho un sonno della madonna. Ah ci son 5 gradi, temperatura percepita a causa del vento 0. L'altro ieri 18. Oggi 0. Stasera vado a vedere Up al cinema.
Sti ululati mi han fatto venire in mente quando ero piccolo.
Quando ero piccolo le mie giornate erano scandite dalla sirena del cantiere. Verso mezzogiorno e poi ancora verso l'una. E mi pare anche intorno alle cinque ma non ne sono sicuro. Probabilmente è il primo suono di cui ho coscienza.
Ma sta sirena suona ancora? Forse crescendo mi ci sono abituato e non la sento più, ma ultimamente, tra che vivevo a Venezia, tra che adesso son qua, ho pensato davvero che fosse stata eliminata.
Ascoltate monfalconesi! E ditemi se la sirena del cantiere suona ancora. E se me la registrate e mandate in mp3, vi registro gli huskies e ve li mando come ringraziamento.

giovedì 9 luglio 2009

La salsiccia del Primo Ministro

Che non è assolutamente una cosa pornografica. Cionostante posso capire che il vostro primo pensiero sia andato a qualche scandalo sessuale, a qualche fotografo impertinente che immortale il primo ministro con attributo sballonzolante e cadente. Niente di tutto ciò, e non solo perchè il Primo Ministro del Nunavut è una donna, ma perchè oggi era il Nunavut Day. E che minchia c'entra? State quieti che ve lo dico.

Il Nunavut è l'ultimo nato tra gli Stati della Federazione canadese. E' nato nel 1999, quindi oggi era il suo decimo compleanno, e comprende una vastissima porzione di territorio (è lo stato autonomo più vasto al mondo) che una volta faceva parte dei NorthWestern territories, che ad oggi sono limitati al Artico canadese occidentale, ed hanno un governo non autonomo, ma estremamente legato alla burocrazia centrale della Federazione. Fattostà che ogni anno, in occasione del Nunavut Day, ad Iqaluit (capitale) il sior sindaco, la siora prima ministra e altri politicanti cucinano per la popolazione. E si mangia aggratis per un giorno intero. Alla mattina salsicce e pancakes, a mezzogiorno vasta scelta tra hot-dog, carne secca di caribou (buona), arctic char crudo e congelato (buono), fette di pelle e grasso di beluga, ovviamente crude, e vari tipi di carne e interiora sempre crude. Su queste ultime cose non sono disponibili commenti poichè non li ho testati. Speravo in un pezzo di foca, ma non c'era.

Voi ve lo vedete Pizzolito che fa un soffrittino per i monfalconesi a mezzogiorno? O Berlusconi che alla festa della repubblica si unge (se possibile ungersi ulteriormente) di sugna di maiale?
Io no. Fate voi.
A me vien voglia di vivere in un paese in cui almeno una volta l'anno, mangi gratis tutto il giorno.
Ah stasera ci sarebbe la cena offerta dalla compagnia aerea Canadia North, ma è una roba troppo da vips, e non fa per me. Son e resto un contadin.

mercoledì 8 luglio 2009

La poesia delle nove e quarantaquattro

Se il colonialismo dite, è ormai lontano
lesto il dito vi infilzo nel deretano
se il colonialismo dite è ormai finito
il culo infilo non so come nel dito.

Tutto questo per dir quanta tristezza ho provato stasera nel vedere come la gente, i bianchi, i qallunaat, guarda agli inuit, soprattutto agli elders, che meriterebbero se non reverenza, almeno rispetto. Per ciò che son stati e che non possono più essere.
Fanculo l'antropologia senza prese di posizione non mi piace.

Qui non funziona. Non funzionerà mai. E' tutto destinato a finire. Ma ci illudiamo di aver messo la pezza e che questa basti, laddove il buco si allarga sempre più. E certi strappi non si riparano più.

Nanook

martedì 7 luglio 2009

pasta fresca, 4x4 e pessi

La pasta fresca, se avete la macchinetta per tirarla, è una cosa semplicissima da farsi.
E così ho fatto le tagliatelle in casa per gli amici che son tanto gentili e mi ospitano sempre per chiacchierare.
Per quattro persone, una bella dose abbondante, prendete 4 etti di farina (ho usato quella bianca perchè altra non ne hanno), ma in Italia possiamo scegliere diversi tipi.
Comunque 4 etti di farina, 4 uova, un pizzico di sale e acqua tiepida se non si amalgama bene la pasta. Versate la farina a fontana sul tavolo, ci fate un bel buco in mezzo e ci mettete le uova. Le sbattete e pian piano iniziate a inglobare la farina, con la forchetta prendendola dai bordi oppure buttandocela dentro col dito. Quando la crema è abbastanza pastosa, procedete a impastare il tutto con le mani e lavorate la pasta fin che diventa di una certa consistenza, questo non so spiegarvelo. Aggiungete farina per far si che la pasta non sia appiccicosa.
Lasciatela riposare un po'. Poi se avete la macchinetta siete a cavallo. Impostatela sulla misura più larga e passate una prima palla di pasta, ripiegate il risultato su se stesso e ripassatela ancora nella macchina. Per un tre quattro volte. Poi diminuite lo spessore della macchina e via così fin che ottenete la pasta dello spessore desiderato. Procedete al taglio secondo la forma desiderata. Lasciatela asciugare su un vassoio infarinato per almeno un'ora.

Ho fatto le tagliatelle con sugo di salsiccia e funghi ed è stato un successone. Questo sabato. gran giornata. Sono andato a pescare ma non c'erano pesci, ho guidato un quad 4x4 immenso che va dappertutto, su le piere, tal ploch, ta la sabia, su pei muri, sora l'acqua, credo che al svoli anca.Scuseme ma me mancava el dialeto, compatime se podè.
Gran giornata. Gran giornata.

Pecà che no vemo guantà nianca un sievolo o un guato.

lunedì 29 giugno 2009

bu!

Non so più cosa scrivere. Sono così preso dalla ricerca, che credo che tutto ormai faccia parte di essa e come ho già detto non ne farò menzione alcuna qui.
Sappiate solo che sto abbastanza bene, mi adatto con facilità, cammino un sacco, sto ancora cercando una sistemazione e mi sto congelando il culo. Fa un freddo suino. Oggi sono uscito a vedere il film all'Alianait Festival con il pigiama sotto ai vestiti che indosso di solito.

Temperatura reale 1°C;
Vento da Sud-Est a 22 km/h
Temperatura percepita a causa del vento: -4°C

e pomeriggio pioggia.

lunedì 22 giugno 2009

nuova sistemazione

Sto cercando una nuova sistemazione.
L'NRI e il College mi sa che hanno un po' incasinato le cose. A sentire uno devo spostarmi a luglio e andare alla White Row Unit. A sentire l'altro dovrei però poi tornare in questo posto. Niente di male.
Però è decisamente scomodo doversi spostare continuamente e soprattutto questa residenza è decisamente lontana dal centro ed è un po' scomodo camminare ogni giorno mezzora per raggiungerlo, e farlo più volte al giorno. Non ci sono autobus e i taxi costano sei dollari a corsa, indipendentemente che tu vada da Arctic Venture in centro o ad Apex, la comunità staccata dove vivono Napatsi e Alethea.
Quindi cosa ho fatto? Ho consultato la lista dei couchsurfers qui ad Iqaluit. E ho trovato una ragazza, biologa che ha praticamente una seconda camera da letto. Così le ho scritto implorandola di avere pietà di me e di accogliermi per i mesi che devo stare qui. Sono un ospite decisamente poco pretenzioso e molto tranquillo. Chiedete a Camilla per le referenze.
Speriamo dica di si, sarebbe molto più interessante anche per la mia ricerca.
Uff che stanchezza.

domenica 21 giugno 2009

Iqaluit - L'Artico scopre Carosone

Signore e signori: sono ad Iqaluit. Come già qualcuno saprà, non troverete su codeste pagine virtuali alcun riferimento alla mia ricerca. Adesso si entra nel vivo. Si fa sul serio. I duri dell'antropologia diventano verdi, si strappano la maglietta e corrono per le strade urlando e calpestando macchine. l'Hulk dell'antropologia. Le riflessioni sull'antropologia in sé ve le riporterò dopo che mi sarò laureato. O graduato tanto per tradurre letteralmente dall'inglese, che ormai sto cominciando a masticarlo decentemente. E comunque quassù non è lingua madre per tanti.
Comunque vi dico solo che sono alloggiato temporaneamente alla vecchia residenza del Nunavut Arctic College. Ho una camera quadrupla per me solo. Figo direte. L'edificio fa cagare in realtà. Cade veramente a pezzi. Spero che il posto dove andrò a stare a luglio sia meglio. Ne dubito fortemente però. Sono di una disorganizzazione italiana splendida quassù. Fate conto che adesso per dieci giorni posso accedere alla mensa qui al campus. Poi mi devo spostare e avrò una cucina (a quanto mi risulta sarò in un piccolo appartamento) dove potrò cucinare il mio proprio cibo (sia lode e grazia al dio degli antropologi). Poi a settembre niente più cucina. Dormirò nello stesso posto, ma per cucinarmi il cibo, dovrò spostarmi al centro di ricerca vero e proprio e usare la cucina che hanno la. Vabbè non ho una sega da fare quindi è anche divertente.
Oggi ho fatto due lunghe camminate verso il centro, ho preso gli ultimi libri che mi servivano e, attenzione, uscendo dal negozio (Arctic Venture) cosa mi mettono su? Renato Carosone con Tu Vuo Fa l'Americano. Alchè l'orgoglio si desta e la canto tutta cingendomi la testa con l'elmo di Scipio. E Scipio? E Scipio niente. Niente elmo.

Non so esattamente come faccia tutto il testo ma chi vuoi che capisca?
Ma vi rendete conto?

Programma per le serate senza buio e con tanta noia? 5 stagioni e 4 film di Futurama. In inglese ovviamente.



PS: ho trovato lavoro per due settimane ad agosto. Pagamento: poter usare una doccia vera e un pick-up 4x4 per spostarmi in città. Farò da dog sitter al cane di Napatsi che se ne va in vacanza per due settimane. E' uno Shi(t)- tzu di nome Lewis. Sembra un broccolo ma è simpatico.

giovedì 18 giugno 2009

Hands up!

Ok. Niente di preoccupate. Non spaventatevi. Solo un episodio a pensarci ora, divertente. Bisogna sempre trovare il lato divertente delle cose. E questa cosa qui ha un ENORME lato divertente.
Insomma hands up significa mani in alto. E mai sinceramente mi sarei aspettato di sentirmelo dire, in nessuna delle due lingue. Eppure mi è capitato quest'oggi.
Insomma a mezzogiorno Shaun mi accompagna in centro, in downtown. Avevo appuntamento dopo mezzogiorno con questo tipo che doveva vendermi dei libri. Niente di che. Semplicemente ha questi otto libri usati che vende e a cui sono molto interessato. Roba sull'artico, Central Eskimo di Boas e altre cosine interessanti. Insomma lui lavora al Justice Building, all'incrocio tra la Wellingont e la Kent. Insomma mi recò costì e attendo in panciolle, ascoltando musica irlandese con l'ipod e canticchiando inventando la maggior parte delle parole, e pronunciando forte le uniche che sapevo per certo essere corrette. Spesso mi capita di cantare quello che sto ascoltando o fischiettarlo, per vedere se la gente attorno a me conosce la canzone, la apprezza e si unisce a me in un coro di voci o fischi. Quest'oggi per l'appunto stavo testando il numero di irlandesi presenti in Canada e orbitanti attorno al Palazzo di Giustizia.
Insomma me ne stavo colà bel bello, circa da mezzogiorno meno un quarto. Ho mandato due messaggi al tipo e, verso l'una, ho provato a chiamarlo. Niente da fare il mio cellulare non vuole chiamare cellulari canadesi. Fattostà che all'una e mezza, vagamente infastidito, decido di entrare nel Palazzo di Giustizia per domandare di questo tipo. Il suo nome è: Wallace J. McLean. Ecco un irlandese ho pensato mentre tutto questo sta per accadere. Entro nell'edificio e mi trovo davanti due corridoi, in fondo al primo vedo un banco, con un uomo e un telefono. Deve essere per certo un banco informazioni. L'altro corridoio meno interessante conduceva a delle scale.
mi dirigo verso il primo corridoio, ignaro di star passando in mezzo ad uno strano detector che legge le schede magnetiche che ogni persona lavorante in quell'edificio indossa, per poter entrare. Ovviamente io non avevo la scheda. Attraverso l'ingresso e tutto, e quando dico tutto, dico tutto, comincia a suonare. Da una porta escono 5 poliziotti, o meglio guardie giurate, tre delle quali mi puntano la pistola e dicono appunto: Hands up.
Sorrido. Perchè funziona sempre. Mi chiedono i documenti, gli dico che ho il passaporto nello zaino. Mi fanno posare lo zaino a terra, lo apro e porgo il passaporto ad uno dei tizi.
Dopo 2 minuti erano le persone più servizievoli della terra. Si sono scusati mi hanno portato in guardiola, hanno cercato sul computer notizie di questo McLean, hanno controllato il numero di telefono, hanno provato addirittura a chiamare col loro cellulare sto tizio. Che non ha risposto.
Vabbè un'avventura divertente alla fine. Devo dire che non sembravano poi così tanto convinti quando han detto hands up. Si vabbè ti prende un po' lo sbibigul. Però davvero sembrava uno scherzo.

Alla fine sto cazzo di Wallace J. McLean lavora nel palazzo di fronte.

domenica 7 giugno 2009

downtown


Siamo stati nella downtown ieri, a cercare un giubbotto per quando sarò ad Iqaluit. Melissa dice che l'estate tarda ad arrivare ad Iqaluit e anche qui ad Ottawa, dopo la giornata caldissima di ieri, oggi sono tornate le temperature autunnali. 16 gradi al sole di mezzogiorno. Adesso, che è domenica pomeriggio (tedio domenicale quanta droga consuma, tedio domenicale quanti amori frantuma, così cantava Lindo Ferretti) studio e leggo libri. Sto preparando una pseudo intervista per Mosha che però, essendo realmente un cazzone confusionario, non mi ha mai spedito alcunchè da leggere. Ho solo sentito alcune poesie lette ma ci ho capito poco o nulla. Maledetta sia la gente disordinata.
Per quanto lo aborrisca oggi mi manca il caldo di casa e mi manca potermi lamentare del caldo soffocante. Vorrei addirittura andare a Sistiana. Ed è tuttodire.

Ho comprato un bel giubbottone della Face North. Costa 499 bugs, ma era scontato del 50% così l'ho portato a casa per soli 254 bugs, che sono circa 160 euri. Se non è un affare questo. Il giubbotto è super fico.

Per il resto quella nella foto è la palazzina dove sono ospitato. Se volete vedere anche una foto del topo nudo che abita con me basta chiedere. Per il resto procede tutto abbastanza tranquillo, anzi devo dire che mi annoio un po'. Non vedo l'ora di essere nell'artico e di fare qualcosa di più attivo. Ho comprato dei libri usati in un negozietto simpaticissimo, il cui propietario, ho scoperto mentre pagavo i libri, ha passato 20 anni sull'isola di Baffin a fare il cacciatore. Mi ha mostrato una foto di lui ventenne mentre imbraccia un fucile coperto da una pelliccia di caribou. Si è commosso quando mi ha detto che è tornato al sud quando nell'artico è arrivata la motoslitta e con essa droga ed alcool. La motoslitta, vera rovina dell'artico.

giovedì 4 giugno 2009

niente di che


Ieri ho visto un raccoon, che sarebbe un procione e che non è affatto piccolino e tenerello. Era grande come la magy e si è beatamente tuffato in un secchio dell'immondizia per sgarfarne il contenuto. Sono riuscito a fargli una foto molto fuggevole perchè cominciava ad incazzarsi.
Per il resto niente di che, ieri ho lavorato abbastanza e ho capito perchè Ottawa è così grande pur avendo relativamente pochi abitanti. Perchè in mezzo alla città si aprono parchi naturali, boschi, praterie e così tutto è dilatato. Ci sono strade dove tra il numero 1245 e il 1246 c'è un bosco nel mezzo.
Figo.

mercoledì 3 giugno 2009

l'odore, 2 giugno, 21.37

E' già questa antropologia? Voglio dire sono ad Ottawa per la biblioteca e i libri e i professori e Mosha naturalmente. Ma questa qui, adesso in questo appartamento seduto nella mia stanza a scrivere. Mentre i miei ospiti sono in salotto lavorando e cucendo una bambola di pezza. Questa qui è antropologia? Cosa dovrei fare? Come mi viene in soccorso il metodo di lavoro e tutto ciò di cui si parla a lezione? Cos'è se non altro vivere le cose e scriverne?
Cosa dovrei fare?
E' antropologia bella e buona, la ricetta è perfetta. C'è l'altro, ci sono io. C'è l'individualità e il mio diario ne è la prova. Forse nel nord sarò un po' meno propenso a scrivere tanto. Ma adesso va così e quello che devo scrivere lo scrivo così. Che alla forma ogni tanto ci tengo anche io.
Oggi ho visto i miei primi selvaggi. Forse ne avevo già intravisto qualcuno ma oggi ero sicuro di vedere i miei selvaggi. Lo so che è una frase stupida, ma leggetela attraverso il velo dell'ironia.
Sono stato con Shaun a prendere Camilla al lavoro. Lei lavora per un'associazione che si occupa delle pratiche mediche degli inuit che scendono ad Ottawa per cure mediche che non gli sono offerte al nord. Siamo entrati con la macchina nel parcheggio dell'associazione e ho visto i primi inuit seduti nel giardino. Poi siamo stati a fare la spesa, che ho pagato io, e ho preso il necessario per una semplice spaghettata che è riuscita niente male. L'intero edificio che ospitava il supermercato odorava dello stesso odore dei fast food. Il reparto carne odorava di fast food, frutta e verdura odorava di fast food, il reparto pesce odorava di fast food. Ma non proprio fast food. Più che altro di quella salsetta vergognosa con cui riempiono gli hamburger da macdonald. Abbiamo cenato e ora mi rilasso leggendo un po' mentre Shaun lavora e Camilla cuce una bambola-scimmia. Ho fatto il secondo caffè con la moka. E non odorava di fast food.

Chiosa finale: sono in Canada e il quartiere residenziale dove vivo si chiama The Maples. Non avrò problemi a portare una foglia di acero a Gabri. Ed è pieno di scoiattoli. Sono ovunque e sono gagliardi.
Per quanto riguarda i gatti, la femmina si chiama Vegas, il bianco maschio non me lo ricordo. Però ve lo mostrerò perchè merita un video su you tube. E' un gatto da riporto. Tu lanci un piccolo topo di gomma, lui corre, lo prende, lo riporta indietro e lo fa cadere ai tuoi piedi. E' un gatto da produrre in serie. Voglio provare ad cacciare gli scoiattoli con lui.

martedì 2 giugno 2009

La sindrome di Dawson's Creek


L'arrivo ad Ottawa. Incredibile. L'aeroporto non ha alcuna pretesa, è piccolo e tranquillo. Unica nota di merito: le poliziotte dell'ufficio immigrazione. Giovani e molto carine. E' quasi un piacere fare la trafila per essere ammessi. Comunque tutto bene, mi han dato il permesso per quattro mesi e sul passaporto, sul visto che ci hanno appiccicato adesso figura: datore di lavoro: se stesso, occupazione: antropologo. Uau. Quante aspettative.

Tornando alle cose serie, ieri sera sono uscito a cena con Camilla e Shaun, i ragazzi che mi ospitano qui ad Ottawa. Sono gentilissimi, hanno offerto la cena e mi hanno preparato una camera super accogliente con un letto immenso e morbidissimo.
Ma ora elenchiamo le stranezze. Probabilmente questi giorni ad Ottawa prima di arrivare ad Iqaluit, mi faranno notare in maniera molto più forte lo straniamento, la diversità delle città.
Ottawa è decisamente grande, perlomeno in base ai miei metri di misura. Ma la cosa più incredibile che mi è capitata ieri sera, è stata che, uscendo a cena coi ragazzi, mi sembrava di essere un protagonista di Dawson's Creek. Ogni cosa, ogni movimento, ogni persona che incrociavo sembrava uscire direttamente da una puntata di quel telefilm. Anche salendo le scale del locale la sensazione era sempre la stessa. Siamo stati a mangiare da un certo Mr. Grill o Mr. Chicken Grill, non ricordo. Insomma all american style. Ho ordinato un extreme burger con ste due fettazze di pollo, i funghi, i pomodori di plastica e l'insalata virtuale. Me lo presentano aperto in due, sospetto bisogna richiudere le due metà per conferirgli la forma tipica del burger. Ma è davvero troppo grosso e non voglio fare la figura dello zoticone che si sbrodola tutta la salsetta sui vestiti, così con nonchalance impugno forchetta e coltello e mangio il tutto a piccoli bocconi con aria signorile. Alla domanda “è così che mangiate i burger in Italia?” rispondo “se questi sono i burger credo di non averli mai visti in Italia”.
Tutto sempre molto Dawson's Creek.
Dopo cena ho dormito un sacco e stamattina mi son svegliato pieno di energie. O meglio le energie mi son venute dopo il caffè e il muffin. Altra esperienza paranormale che avvalora la mia tesi di essere finito in un telefilm. Ci fermiamo con la macchina, e Shaun parla con un altoparlante ordinando un caffè nero per me, dei muffin e qualcos'altro per lui. Dieci metri più avanti ci fermiamo ancora e una simpatica cicciona signora giallognola ci consegna l'ordinazione. Paghiamo e consumiamo il tutto a casa, chiacchierando del più e del meno mentre i gatti dimostrano ulteriormente di essere alquanto inquietanti. Il caffè non è male, per lo meno il caffè nero senza aggiunte strane. Non è neppure troppo amaro senza zucchero.
Tornando ai gatti, dedicherò loro un post a parte quando forse li avrò capiti meglio, e avrò capito cosa vogliono da me.
Adesso sto lavorando in camera, ho fatto un piano d'attacco per aggredire le linee degli autobus e dominarle e ho programmato di fare il primo giro al campus della Carleton University domattina.
Ho sentito la prof Donna Patrick e abbiamo un appuntamento venerdì alle due di pomeriggio nel suo studio al dodicesimo piano della Dunton Tower, la costruzione più alta del campus. Stanza 1221.


I don't want to wait
For our lives to be over
I want to know right know
What will it be
I don't want to wait
For our lives to be over
Will it be yes or will it be
Sorry

note dal viaggio

Domenica 31 maggio 2009, areoporto di Monaco, ore 16.49
poi Londra, Heathrow airport e Arora international Hotel

Ho sonno. E' da stamattina che non vedo l'ora di fare un pisolino. L'avventura è cominciata. Ci sono così tante cose su cui riflettere, pensieri che viaggiano a velocità ultraterrena in testa, frasi sconnesse, immagini e fantasie. Sono così tanti che non riesco a ordinarli, a dargli un significato e mi sembra, per l'effetto opposto, di essere totalmente vuoto. Animato solo da una specie di turbine.
Mi sento preparato, per la ricerca e per affrontare questo viaggio, ma non ho ben chiaro come questa sensazione di essere in grado di affrontare tutto si manifesterà. Mi sento coraggioso, sono un leone. Non ho paura e mi sento pronto a mordere la strada, l'aria nuova e le difficoltà. O forse cerco solo di esorcizzare timori a cui non riesco a dare un nome. Trova il nome e conoscerai il nemico. Il nome è il mio. Sono l'unico ostacolo a me stesso e alla realizzazione di quello che mi sono prefissato. Ma mi conosco ormai e so come sconfiggermi.
Paradossalmente sono più intimorito dai 20 giorni ad Ottawa. Non sono un uomo delle grandi città, non ho lo spirito metropolitano. L'avventura per me non ha l'aspetto di strade, cemento e velocità. L'avventura è primordiale, è difficoltà primigena che affronti da solo. Non ho paura di stare da solo. Ho più paura della moltitudine che della solitudine. Stasera Londra, domani Ottawa. See ya dudes.


Ho cercato di uscire dall'aeroporto a piedi per circa un'ora prima di incontrare un simpatico lavoratore, dai tratti indiani, a cui ho chiesto “Hello sir, I'm trying to escape from this airport. I've to go to Arora International Hotel. It is pretty close to here, isn't it?” E lui con un grande sorriso mi ha risposto: “you cannot go anywhere by walk”. Ok, awesome. Così ho preso un taxi e per sette pounds mi son fatto portare fino all'ingresso dell'Hotel. L'Hotel. Immenso. 8 piani, un casino di stanze e ascensori come se piovessero. Dopo aver formalizzato la mia permanenza, mi hanno spiegato la strada. Mi sono perso 6 volte. Ho preso un sacco di ascensori. Sono entrato nella stanza, ho acceso le luci e vacca boia non funzionavano. Così ho lasciato le valige e sono tornato perdendomi ancora alla reception. C'è da dire che in questo hotel si usano le tessere magnetiche per aprire le porte. Bene. Spiegato il problema delle luci non funzionanti al portiere, ho ricevuto come risposta una crassa risata e poi la spiegazione. Devi inserire la tua tessera nel computerino appeso al muro e vedrai che tutto si accende. Incredibile ho detto. E allontanandomi ho aggiunto in dialetto “a casa mia se usa ancora le ciave per verzer le porte”. Son un contadin, niente de più, niente de meno.
Poi serata tranquilla, ho guardato una fiction su rai uno, mi son fatto una doccia e ho dormito alla grande. Mattina, cappuccino modello brodo, brioche e volo per Ottawa. Sbang. Si comincia.

domenica 24 maggio 2009

qualche tempo fa...

Il diciotto aprile sul taccuino ho scritto:

Manca poco alla partenza e comincio ad essere agitato. Purtroppo non ho ottenuto i mille dollari di borsa di studio e non ho ancora capito perchè. Sto perdendo fiducia nella bontà del progetto. Mi sto convincendo che l’antropologia deve essere attiva e mirare al cambiamento in positivo. A cosa contribuisce la mia ricerca? Da Iglulik non ho notizie quindi dubito che riuscirò a trovare un alloggio da quelle parti. E’ un peccato che si stiano comportando così male perchè davvero ci tenevo a visitare quella comunità, poteva essere un punto di svolta per la tesi. Vabbè aspettiamo il tempo che mi resta prima di partire e vediamo come va. Potrei rischiare di passare quattro mesi ad Iqaluit, speriamo di no perchè non so quanto possa essermi utile.
Credo sia opportuno partire con un bagaglio di domande e di approcci il più vasto possibile. Dall’antropologia urbana all’antropologia dell’ambiente o dello spazio, che comunque vorrei rimanesse il centro del mio lavoro di ricerca. Le storie sono i margini, il corollario, ma al centro tengo il rapporto uomo-luogo. E’ questo che voglio fare. Uso critico dei concetti di pratiche, narrazione e rappresentazione.

Come si costruisce il paesaggio nella memoria degli inuit: storie e narrazioni; questo potrebbe essere un buon titolo, un buon approccio. Ricordarsi di raccogliere più materiale possibile.

Sarebbe bello seguire Mosha nei suoi spostamenti, ma credo che la cosa sia un po’ infattibile. Controllare le mail e scrivergli ancora.


Mosha Folger è un poeta di madre inuit e papà di Brooklyn. Vive e lavora a Ottawa realizzando performance di spoken poetry, video, e dischi simil hip-hop. L'ultimo lavoro interessante è un disco in uscita il 9 luglio. Il titolo è ESKIMOCENTRICITY.
Ve lo ripoterò ad ottobre assieme al mio parere.
Un altro progetto che però prosegue a rilento e che mi sarebbe tanto piaciuto seguire è un videodocumentario che Mosha e la sorella vorrebbero realizzare ripercorrendo gli spostamenti della mamma inuk, mancata prematuramente quando i due erano adolescenti.

venerdì 22 maggio 2009

musica

Quindici minuti digestivi dopo il pranzo. Tazza bianca, crepata, striscia di fondi di caffè che raggiunge il bordo. Ho quindici minuti di relax prima di rimettermi a studiare e ne ho sprecati due a guardare una zanzara sul muro. Tredici minuti per rilassarmi e pensare a qualcosa di gustoso. E cosa mi viene in mente? Di scrivere una lista di album e autori che devo mettere sull'ipod per il viaggio. Ma vi pare?
Fattostà che l'ho scritta e ho fatto una selezione piuttosto varia, tanto di spazio ce n'è però si accettano consigli, è tutta roba che ho già sentito. Consigli nuovi. Roba ruvida, urbana, che mi faccia da sountrack. Capito? Roba che quando l'ascolti vedi la strada e i muretti di cemento, e senti come quando passi la mano sui mattoni ruvidi, o come quando da piccolo cadi e ti sbucci le ginocchia e le mani. Non fa male, ma urta. Lo senti. Ti dice che nonostante tutto ci sei.

Arbe Garbe: Jacume! E Iubilaeum;
The Blues Brothers: Briefcase Full of Blues, Made in America
Bluvertigo: Acidi e Basi, Metallo Non Metallo, Pop Tools
The Clancy Brothers: varie
The Dubliners: varie
The Pogues: discografia completa
Dulco “Granoturco” Mazzoleni: C’era una volta un cappello
Eddie Vedder: Into the Wild soundtrack
Gianmaria Testa: Altre latitudini
Glenn Miller: In the Mood
Jabberwocky: Musicoviandanti
Johnny Cash: Discografia completa
Le mitiche pirie: II e III
Mercanti di Liquore: Cosa te ne fai di un titolo, La musica dei poveri, Sputi
Mortimer Mc Grave: Celtamente
Pete Seeger: American Favorite Ballads 5 voll
Pitura Freska: Duri i banchi, Golden, Gran Calma, ‘Na Bruta Banda, Olive, Yeah, Olive II
Rancid: Life Won’t Wait
Ray Charles: varie
Rino Gaetano: Aida, E io ci sto, Ingresso Libero, Mio fratello è figlio unico, Nuntereggae Più
System of a Down: Steal this Album
Bad Religion: discografia completa
AA.VV: Canti anarchici, Canzoni di lavoro e di lotta
Modest Mouse: The Moon and Antarctica
Gogol Bordello: discografia
Mozart: Requiem
Chopin: Nocturnes
Theolonius Monk: discografia completa

Sul perchè di questo viaggio

Il lupo artico (Canis lupus arctos), noto anche come lupo polare o lupo bianco, è un mammifero della famiglia dei Canidi e una sottospecie di lupo grigio. Il lupo artico vive nell'Artico canadese e nelle regioni settentrionali della Groenlandia.
Da piccolo volevo andare nell’Artico per studiare i lupi e così si sarebbe dovuta aprire la mia tesi di laurea. Una tesi su quei magnifici, eleganti, candidi esemplari di Canis lupus arctos di cui ero in tenera età un sognante e appassionato studioso. Il mio sogno era fare l’etologo, poter vivere coi lupi artici e scrivere di loro.
Mi sentivo così poco adatto alla vita umana, da sognare di vivere con specie nettamente diverse dalla mia. Col passare del tempo forse ho un po’ accantonato l’idea del lupo artico però ho continuato ad immaginarmi naturalista finendo il liceo e frequentando due anni presso la facoltà di Agraria dell’Università di Udine, conservando però sempre i numeri monografici di Airone o Natura-oggi dedicati a questa specie. L’incontro con l’antropologia fu durante l’adolescenza ma fummo cordiali conoscenti prima di diventare teneri amanti verso i miei ventuno anni, quando decisi di cambiare facoltà. Sulla soglia dell’età adulta mi accorsi che se avessi continuato su quella strada forse sarei arrivato in un luogo che forse non avrei apprezzato, non so davvero se stessi sbagliando, era un’impressione.
Avevo fatto mia la frase di Konrad Lorenz quando dice «chi infatti ha contemplato con i propri occhi la bellezza della natura non è destinato alla morte come pensa Platen, bensì alla natura stessa, di cui ha intravisto le meraviglie. E se ha davvero gli occhi per vedere costui diventerà inevitabilmente un naturalista». Mi sentivo come se stessi tradendo la mia natura, il mio naturale scopo, la mia vocazione; ma avevo contemplato nel frattempo forse il prodotto più singolare della Natura, o meglio quella categoria di prodotti di cui io stesso facevo parte, l’uomo. E mi sono innamorato di lui.
Così sono in partenza per l’Artico per mantenere la promessa fatta al bambino che ero. Cambia leggermente il motivo del viaggio, il fascino e i modi restano invariati. Vivrò nell’Artico, immerso in una diversità forse non così evidente come quella di un branco di lupi, ma che altrettanto ben si presta ad essere oggetto della mia insaziabile curiosità. Vivrò lontano da casa. Scriverò di questo e del “branco” che mi accoglierà. Scriverò del mio quotidiano incontro con le persone.

Che poi sono convinto che tutto questo ambaradan, questo prepara i bagagli, cosa ti serve?, prenota il volo, richiedi il visto, leggi, studia, informati, dove vivrai? chi ti ospiterà?, insomma tutta questa struttura pre partenza dimostri in una certa misura la valenza politica di quello che sto facendo. La spina dorsale anarchica dell'andare a vedere cosa succede in giro. Perchè sto andando via? Perchè si.
Del resto, citando Vonnegut, l'uomo è fatto per andare in giro a cazzeggiare.

Spot: ho messo da parte i libri che porterò via. Al momento sono di una quantità impensabile per rispettare l'imperativo che mi son imposto (viaggia leggero), ma anche il limite dei venti chili che ben più realisticamente mi impone Air Canada. Al momento sono sicuro che nel bagaglio a mano ci sarà Camus con La peste che me l'han regalato i coinquilini ormai ex. Poi è estremamente probabile che avrò a mano Calvino di cui devo leggere le Cosmicomiche. Per il resto dovrò fare delle scelte ma vi terrò informati che a mio avviso la domanda "quali libri ti porti?" è la domanda più importante di tutte, per quanto riguarda questo viaggio.
Ah, dimenticavo, di sicuro mi porto Walden di Thoreau di cui devo completare la seconda rilettura.

Bea tosi