martedì 2 giugno 2009

La sindrome di Dawson's Creek


L'arrivo ad Ottawa. Incredibile. L'aeroporto non ha alcuna pretesa, è piccolo e tranquillo. Unica nota di merito: le poliziotte dell'ufficio immigrazione. Giovani e molto carine. E' quasi un piacere fare la trafila per essere ammessi. Comunque tutto bene, mi han dato il permesso per quattro mesi e sul passaporto, sul visto che ci hanno appiccicato adesso figura: datore di lavoro: se stesso, occupazione: antropologo. Uau. Quante aspettative.

Tornando alle cose serie, ieri sera sono uscito a cena con Camilla e Shaun, i ragazzi che mi ospitano qui ad Ottawa. Sono gentilissimi, hanno offerto la cena e mi hanno preparato una camera super accogliente con un letto immenso e morbidissimo.
Ma ora elenchiamo le stranezze. Probabilmente questi giorni ad Ottawa prima di arrivare ad Iqaluit, mi faranno notare in maniera molto più forte lo straniamento, la diversità delle città.
Ottawa è decisamente grande, perlomeno in base ai miei metri di misura. Ma la cosa più incredibile che mi è capitata ieri sera, è stata che, uscendo a cena coi ragazzi, mi sembrava di essere un protagonista di Dawson's Creek. Ogni cosa, ogni movimento, ogni persona che incrociavo sembrava uscire direttamente da una puntata di quel telefilm. Anche salendo le scale del locale la sensazione era sempre la stessa. Siamo stati a mangiare da un certo Mr. Grill o Mr. Chicken Grill, non ricordo. Insomma all american style. Ho ordinato un extreme burger con ste due fettazze di pollo, i funghi, i pomodori di plastica e l'insalata virtuale. Me lo presentano aperto in due, sospetto bisogna richiudere le due metà per conferirgli la forma tipica del burger. Ma è davvero troppo grosso e non voglio fare la figura dello zoticone che si sbrodola tutta la salsetta sui vestiti, così con nonchalance impugno forchetta e coltello e mangio il tutto a piccoli bocconi con aria signorile. Alla domanda “è così che mangiate i burger in Italia?” rispondo “se questi sono i burger credo di non averli mai visti in Italia”.
Tutto sempre molto Dawson's Creek.
Dopo cena ho dormito un sacco e stamattina mi son svegliato pieno di energie. O meglio le energie mi son venute dopo il caffè e il muffin. Altra esperienza paranormale che avvalora la mia tesi di essere finito in un telefilm. Ci fermiamo con la macchina, e Shaun parla con un altoparlante ordinando un caffè nero per me, dei muffin e qualcos'altro per lui. Dieci metri più avanti ci fermiamo ancora e una simpatica cicciona signora giallognola ci consegna l'ordinazione. Paghiamo e consumiamo il tutto a casa, chiacchierando del più e del meno mentre i gatti dimostrano ulteriormente di essere alquanto inquietanti. Il caffè non è male, per lo meno il caffè nero senza aggiunte strane. Non è neppure troppo amaro senza zucchero.
Tornando ai gatti, dedicherò loro un post a parte quando forse li avrò capiti meglio, e avrò capito cosa vogliono da me.
Adesso sto lavorando in camera, ho fatto un piano d'attacco per aggredire le linee degli autobus e dominarle e ho programmato di fare il primo giro al campus della Carleton University domattina.
Ho sentito la prof Donna Patrick e abbiamo un appuntamento venerdì alle due di pomeriggio nel suo studio al dodicesimo piano della Dunton Tower, la costruzione più alta del campus. Stanza 1221.


I don't want to wait
For our lives to be over
I want to know right know
What will it be
I don't want to wait
For our lives to be over
Will it be yes or will it be
Sorry

1 commento:

  1. Alla fine del tuo viaggio vedrai che al posto degli hamburger mangeranno pure loro un piattone di frico alle erbette!!!!! Make frico not war!!!

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