lunedì 29 giugno 2009

bu!

Non so più cosa scrivere. Sono così preso dalla ricerca, che credo che tutto ormai faccia parte di essa e come ho già detto non ne farò menzione alcuna qui.
Sappiate solo che sto abbastanza bene, mi adatto con facilità, cammino un sacco, sto ancora cercando una sistemazione e mi sto congelando il culo. Fa un freddo suino. Oggi sono uscito a vedere il film all'Alianait Festival con il pigiama sotto ai vestiti che indosso di solito.

Temperatura reale 1°C;
Vento da Sud-Est a 22 km/h
Temperatura percepita a causa del vento: -4°C

e pomeriggio pioggia.

lunedì 22 giugno 2009

nuova sistemazione

Sto cercando una nuova sistemazione.
L'NRI e il College mi sa che hanno un po' incasinato le cose. A sentire uno devo spostarmi a luglio e andare alla White Row Unit. A sentire l'altro dovrei però poi tornare in questo posto. Niente di male.
Però è decisamente scomodo doversi spostare continuamente e soprattutto questa residenza è decisamente lontana dal centro ed è un po' scomodo camminare ogni giorno mezzora per raggiungerlo, e farlo più volte al giorno. Non ci sono autobus e i taxi costano sei dollari a corsa, indipendentemente che tu vada da Arctic Venture in centro o ad Apex, la comunità staccata dove vivono Napatsi e Alethea.
Quindi cosa ho fatto? Ho consultato la lista dei couchsurfers qui ad Iqaluit. E ho trovato una ragazza, biologa che ha praticamente una seconda camera da letto. Così le ho scritto implorandola di avere pietà di me e di accogliermi per i mesi che devo stare qui. Sono un ospite decisamente poco pretenzioso e molto tranquillo. Chiedete a Camilla per le referenze.
Speriamo dica di si, sarebbe molto più interessante anche per la mia ricerca.
Uff che stanchezza.

domenica 21 giugno 2009

Iqaluit - L'Artico scopre Carosone

Signore e signori: sono ad Iqaluit. Come già qualcuno saprà, non troverete su codeste pagine virtuali alcun riferimento alla mia ricerca. Adesso si entra nel vivo. Si fa sul serio. I duri dell'antropologia diventano verdi, si strappano la maglietta e corrono per le strade urlando e calpestando macchine. l'Hulk dell'antropologia. Le riflessioni sull'antropologia in sé ve le riporterò dopo che mi sarò laureato. O graduato tanto per tradurre letteralmente dall'inglese, che ormai sto cominciando a masticarlo decentemente. E comunque quassù non è lingua madre per tanti.
Comunque vi dico solo che sono alloggiato temporaneamente alla vecchia residenza del Nunavut Arctic College. Ho una camera quadrupla per me solo. Figo direte. L'edificio fa cagare in realtà. Cade veramente a pezzi. Spero che il posto dove andrò a stare a luglio sia meglio. Ne dubito fortemente però. Sono di una disorganizzazione italiana splendida quassù. Fate conto che adesso per dieci giorni posso accedere alla mensa qui al campus. Poi mi devo spostare e avrò una cucina (a quanto mi risulta sarò in un piccolo appartamento) dove potrò cucinare il mio proprio cibo (sia lode e grazia al dio degli antropologi). Poi a settembre niente più cucina. Dormirò nello stesso posto, ma per cucinarmi il cibo, dovrò spostarmi al centro di ricerca vero e proprio e usare la cucina che hanno la. Vabbè non ho una sega da fare quindi è anche divertente.
Oggi ho fatto due lunghe camminate verso il centro, ho preso gli ultimi libri che mi servivano e, attenzione, uscendo dal negozio (Arctic Venture) cosa mi mettono su? Renato Carosone con Tu Vuo Fa l'Americano. Alchè l'orgoglio si desta e la canto tutta cingendomi la testa con l'elmo di Scipio. E Scipio? E Scipio niente. Niente elmo.

Non so esattamente come faccia tutto il testo ma chi vuoi che capisca?
Ma vi rendete conto?

Programma per le serate senza buio e con tanta noia? 5 stagioni e 4 film di Futurama. In inglese ovviamente.



PS: ho trovato lavoro per due settimane ad agosto. Pagamento: poter usare una doccia vera e un pick-up 4x4 per spostarmi in città. Farò da dog sitter al cane di Napatsi che se ne va in vacanza per due settimane. E' uno Shi(t)- tzu di nome Lewis. Sembra un broccolo ma è simpatico.

giovedì 18 giugno 2009

Hands up!

Ok. Niente di preoccupate. Non spaventatevi. Solo un episodio a pensarci ora, divertente. Bisogna sempre trovare il lato divertente delle cose. E questa cosa qui ha un ENORME lato divertente.
Insomma hands up significa mani in alto. E mai sinceramente mi sarei aspettato di sentirmelo dire, in nessuna delle due lingue. Eppure mi è capitato quest'oggi.
Insomma a mezzogiorno Shaun mi accompagna in centro, in downtown. Avevo appuntamento dopo mezzogiorno con questo tipo che doveva vendermi dei libri. Niente di che. Semplicemente ha questi otto libri usati che vende e a cui sono molto interessato. Roba sull'artico, Central Eskimo di Boas e altre cosine interessanti. Insomma lui lavora al Justice Building, all'incrocio tra la Wellingont e la Kent. Insomma mi recò costì e attendo in panciolle, ascoltando musica irlandese con l'ipod e canticchiando inventando la maggior parte delle parole, e pronunciando forte le uniche che sapevo per certo essere corrette. Spesso mi capita di cantare quello che sto ascoltando o fischiettarlo, per vedere se la gente attorno a me conosce la canzone, la apprezza e si unisce a me in un coro di voci o fischi. Quest'oggi per l'appunto stavo testando il numero di irlandesi presenti in Canada e orbitanti attorno al Palazzo di Giustizia.
Insomma me ne stavo colà bel bello, circa da mezzogiorno meno un quarto. Ho mandato due messaggi al tipo e, verso l'una, ho provato a chiamarlo. Niente da fare il mio cellulare non vuole chiamare cellulari canadesi. Fattostà che all'una e mezza, vagamente infastidito, decido di entrare nel Palazzo di Giustizia per domandare di questo tipo. Il suo nome è: Wallace J. McLean. Ecco un irlandese ho pensato mentre tutto questo sta per accadere. Entro nell'edificio e mi trovo davanti due corridoi, in fondo al primo vedo un banco, con un uomo e un telefono. Deve essere per certo un banco informazioni. L'altro corridoio meno interessante conduceva a delle scale.
mi dirigo verso il primo corridoio, ignaro di star passando in mezzo ad uno strano detector che legge le schede magnetiche che ogni persona lavorante in quell'edificio indossa, per poter entrare. Ovviamente io non avevo la scheda. Attraverso l'ingresso e tutto, e quando dico tutto, dico tutto, comincia a suonare. Da una porta escono 5 poliziotti, o meglio guardie giurate, tre delle quali mi puntano la pistola e dicono appunto: Hands up.
Sorrido. Perchè funziona sempre. Mi chiedono i documenti, gli dico che ho il passaporto nello zaino. Mi fanno posare lo zaino a terra, lo apro e porgo il passaporto ad uno dei tizi.
Dopo 2 minuti erano le persone più servizievoli della terra. Si sono scusati mi hanno portato in guardiola, hanno cercato sul computer notizie di questo McLean, hanno controllato il numero di telefono, hanno provato addirittura a chiamare col loro cellulare sto tizio. Che non ha risposto.
Vabbè un'avventura divertente alla fine. Devo dire che non sembravano poi così tanto convinti quando han detto hands up. Si vabbè ti prende un po' lo sbibigul. Però davvero sembrava uno scherzo.

Alla fine sto cazzo di Wallace J. McLean lavora nel palazzo di fronte.

domenica 7 giugno 2009

downtown


Siamo stati nella downtown ieri, a cercare un giubbotto per quando sarò ad Iqaluit. Melissa dice che l'estate tarda ad arrivare ad Iqaluit e anche qui ad Ottawa, dopo la giornata caldissima di ieri, oggi sono tornate le temperature autunnali. 16 gradi al sole di mezzogiorno. Adesso, che è domenica pomeriggio (tedio domenicale quanta droga consuma, tedio domenicale quanti amori frantuma, così cantava Lindo Ferretti) studio e leggo libri. Sto preparando una pseudo intervista per Mosha che però, essendo realmente un cazzone confusionario, non mi ha mai spedito alcunchè da leggere. Ho solo sentito alcune poesie lette ma ci ho capito poco o nulla. Maledetta sia la gente disordinata.
Per quanto lo aborrisca oggi mi manca il caldo di casa e mi manca potermi lamentare del caldo soffocante. Vorrei addirittura andare a Sistiana. Ed è tuttodire.

Ho comprato un bel giubbottone della Face North. Costa 499 bugs, ma era scontato del 50% così l'ho portato a casa per soli 254 bugs, che sono circa 160 euri. Se non è un affare questo. Il giubbotto è super fico.

Per il resto quella nella foto è la palazzina dove sono ospitato. Se volete vedere anche una foto del topo nudo che abita con me basta chiedere. Per il resto procede tutto abbastanza tranquillo, anzi devo dire che mi annoio un po'. Non vedo l'ora di essere nell'artico e di fare qualcosa di più attivo. Ho comprato dei libri usati in un negozietto simpaticissimo, il cui propietario, ho scoperto mentre pagavo i libri, ha passato 20 anni sull'isola di Baffin a fare il cacciatore. Mi ha mostrato una foto di lui ventenne mentre imbraccia un fucile coperto da una pelliccia di caribou. Si è commosso quando mi ha detto che è tornato al sud quando nell'artico è arrivata la motoslitta e con essa droga ed alcool. La motoslitta, vera rovina dell'artico.

giovedì 4 giugno 2009

niente di che


Ieri ho visto un raccoon, che sarebbe un procione e che non è affatto piccolino e tenerello. Era grande come la magy e si è beatamente tuffato in un secchio dell'immondizia per sgarfarne il contenuto. Sono riuscito a fargli una foto molto fuggevole perchè cominciava ad incazzarsi.
Per il resto niente di che, ieri ho lavorato abbastanza e ho capito perchè Ottawa è così grande pur avendo relativamente pochi abitanti. Perchè in mezzo alla città si aprono parchi naturali, boschi, praterie e così tutto è dilatato. Ci sono strade dove tra il numero 1245 e il 1246 c'è un bosco nel mezzo.
Figo.

mercoledì 3 giugno 2009

l'odore, 2 giugno, 21.37

E' già questa antropologia? Voglio dire sono ad Ottawa per la biblioteca e i libri e i professori e Mosha naturalmente. Ma questa qui, adesso in questo appartamento seduto nella mia stanza a scrivere. Mentre i miei ospiti sono in salotto lavorando e cucendo una bambola di pezza. Questa qui è antropologia? Cosa dovrei fare? Come mi viene in soccorso il metodo di lavoro e tutto ciò di cui si parla a lezione? Cos'è se non altro vivere le cose e scriverne?
Cosa dovrei fare?
E' antropologia bella e buona, la ricetta è perfetta. C'è l'altro, ci sono io. C'è l'individualità e il mio diario ne è la prova. Forse nel nord sarò un po' meno propenso a scrivere tanto. Ma adesso va così e quello che devo scrivere lo scrivo così. Che alla forma ogni tanto ci tengo anche io.
Oggi ho visto i miei primi selvaggi. Forse ne avevo già intravisto qualcuno ma oggi ero sicuro di vedere i miei selvaggi. Lo so che è una frase stupida, ma leggetela attraverso il velo dell'ironia.
Sono stato con Shaun a prendere Camilla al lavoro. Lei lavora per un'associazione che si occupa delle pratiche mediche degli inuit che scendono ad Ottawa per cure mediche che non gli sono offerte al nord. Siamo entrati con la macchina nel parcheggio dell'associazione e ho visto i primi inuit seduti nel giardino. Poi siamo stati a fare la spesa, che ho pagato io, e ho preso il necessario per una semplice spaghettata che è riuscita niente male. L'intero edificio che ospitava il supermercato odorava dello stesso odore dei fast food. Il reparto carne odorava di fast food, frutta e verdura odorava di fast food, il reparto pesce odorava di fast food. Ma non proprio fast food. Più che altro di quella salsetta vergognosa con cui riempiono gli hamburger da macdonald. Abbiamo cenato e ora mi rilasso leggendo un po' mentre Shaun lavora e Camilla cuce una bambola-scimmia. Ho fatto il secondo caffè con la moka. E non odorava di fast food.

Chiosa finale: sono in Canada e il quartiere residenziale dove vivo si chiama The Maples. Non avrò problemi a portare una foglia di acero a Gabri. Ed è pieno di scoiattoli. Sono ovunque e sono gagliardi.
Per quanto riguarda i gatti, la femmina si chiama Vegas, il bianco maschio non me lo ricordo. Però ve lo mostrerò perchè merita un video su you tube. E' un gatto da riporto. Tu lanci un piccolo topo di gomma, lui corre, lo prende, lo riporta indietro e lo fa cadere ai tuoi piedi. E' un gatto da produrre in serie. Voglio provare ad cacciare gli scoiattoli con lui.

martedì 2 giugno 2009

La sindrome di Dawson's Creek


L'arrivo ad Ottawa. Incredibile. L'aeroporto non ha alcuna pretesa, è piccolo e tranquillo. Unica nota di merito: le poliziotte dell'ufficio immigrazione. Giovani e molto carine. E' quasi un piacere fare la trafila per essere ammessi. Comunque tutto bene, mi han dato il permesso per quattro mesi e sul passaporto, sul visto che ci hanno appiccicato adesso figura: datore di lavoro: se stesso, occupazione: antropologo. Uau. Quante aspettative.

Tornando alle cose serie, ieri sera sono uscito a cena con Camilla e Shaun, i ragazzi che mi ospitano qui ad Ottawa. Sono gentilissimi, hanno offerto la cena e mi hanno preparato una camera super accogliente con un letto immenso e morbidissimo.
Ma ora elenchiamo le stranezze. Probabilmente questi giorni ad Ottawa prima di arrivare ad Iqaluit, mi faranno notare in maniera molto più forte lo straniamento, la diversità delle città.
Ottawa è decisamente grande, perlomeno in base ai miei metri di misura. Ma la cosa più incredibile che mi è capitata ieri sera, è stata che, uscendo a cena coi ragazzi, mi sembrava di essere un protagonista di Dawson's Creek. Ogni cosa, ogni movimento, ogni persona che incrociavo sembrava uscire direttamente da una puntata di quel telefilm. Anche salendo le scale del locale la sensazione era sempre la stessa. Siamo stati a mangiare da un certo Mr. Grill o Mr. Chicken Grill, non ricordo. Insomma all american style. Ho ordinato un extreme burger con ste due fettazze di pollo, i funghi, i pomodori di plastica e l'insalata virtuale. Me lo presentano aperto in due, sospetto bisogna richiudere le due metà per conferirgli la forma tipica del burger. Ma è davvero troppo grosso e non voglio fare la figura dello zoticone che si sbrodola tutta la salsetta sui vestiti, così con nonchalance impugno forchetta e coltello e mangio il tutto a piccoli bocconi con aria signorile. Alla domanda “è così che mangiate i burger in Italia?” rispondo “se questi sono i burger credo di non averli mai visti in Italia”.
Tutto sempre molto Dawson's Creek.
Dopo cena ho dormito un sacco e stamattina mi son svegliato pieno di energie. O meglio le energie mi son venute dopo il caffè e il muffin. Altra esperienza paranormale che avvalora la mia tesi di essere finito in un telefilm. Ci fermiamo con la macchina, e Shaun parla con un altoparlante ordinando un caffè nero per me, dei muffin e qualcos'altro per lui. Dieci metri più avanti ci fermiamo ancora e una simpatica cicciona signora giallognola ci consegna l'ordinazione. Paghiamo e consumiamo il tutto a casa, chiacchierando del più e del meno mentre i gatti dimostrano ulteriormente di essere alquanto inquietanti. Il caffè non è male, per lo meno il caffè nero senza aggiunte strane. Non è neppure troppo amaro senza zucchero.
Tornando ai gatti, dedicherò loro un post a parte quando forse li avrò capiti meglio, e avrò capito cosa vogliono da me.
Adesso sto lavorando in camera, ho fatto un piano d'attacco per aggredire le linee degli autobus e dominarle e ho programmato di fare il primo giro al campus della Carleton University domattina.
Ho sentito la prof Donna Patrick e abbiamo un appuntamento venerdì alle due di pomeriggio nel suo studio al dodicesimo piano della Dunton Tower, la costruzione più alta del campus. Stanza 1221.


I don't want to wait
For our lives to be over
I want to know right know
What will it be
I don't want to wait
For our lives to be over
Will it be yes or will it be
Sorry

note dal viaggio

Domenica 31 maggio 2009, areoporto di Monaco, ore 16.49
poi Londra, Heathrow airport e Arora international Hotel

Ho sonno. E' da stamattina che non vedo l'ora di fare un pisolino. L'avventura è cominciata. Ci sono così tante cose su cui riflettere, pensieri che viaggiano a velocità ultraterrena in testa, frasi sconnesse, immagini e fantasie. Sono così tanti che non riesco a ordinarli, a dargli un significato e mi sembra, per l'effetto opposto, di essere totalmente vuoto. Animato solo da una specie di turbine.
Mi sento preparato, per la ricerca e per affrontare questo viaggio, ma non ho ben chiaro come questa sensazione di essere in grado di affrontare tutto si manifesterà. Mi sento coraggioso, sono un leone. Non ho paura e mi sento pronto a mordere la strada, l'aria nuova e le difficoltà. O forse cerco solo di esorcizzare timori a cui non riesco a dare un nome. Trova il nome e conoscerai il nemico. Il nome è il mio. Sono l'unico ostacolo a me stesso e alla realizzazione di quello che mi sono prefissato. Ma mi conosco ormai e so come sconfiggermi.
Paradossalmente sono più intimorito dai 20 giorni ad Ottawa. Non sono un uomo delle grandi città, non ho lo spirito metropolitano. L'avventura per me non ha l'aspetto di strade, cemento e velocità. L'avventura è primordiale, è difficoltà primigena che affronti da solo. Non ho paura di stare da solo. Ho più paura della moltitudine che della solitudine. Stasera Londra, domani Ottawa. See ya dudes.


Ho cercato di uscire dall'aeroporto a piedi per circa un'ora prima di incontrare un simpatico lavoratore, dai tratti indiani, a cui ho chiesto “Hello sir, I'm trying to escape from this airport. I've to go to Arora International Hotel. It is pretty close to here, isn't it?” E lui con un grande sorriso mi ha risposto: “you cannot go anywhere by walk”. Ok, awesome. Così ho preso un taxi e per sette pounds mi son fatto portare fino all'ingresso dell'Hotel. L'Hotel. Immenso. 8 piani, un casino di stanze e ascensori come se piovessero. Dopo aver formalizzato la mia permanenza, mi hanno spiegato la strada. Mi sono perso 6 volte. Ho preso un sacco di ascensori. Sono entrato nella stanza, ho acceso le luci e vacca boia non funzionavano. Così ho lasciato le valige e sono tornato perdendomi ancora alla reception. C'è da dire che in questo hotel si usano le tessere magnetiche per aprire le porte. Bene. Spiegato il problema delle luci non funzionanti al portiere, ho ricevuto come risposta una crassa risata e poi la spiegazione. Devi inserire la tua tessera nel computerino appeso al muro e vedrai che tutto si accende. Incredibile ho detto. E allontanandomi ho aggiunto in dialetto “a casa mia se usa ancora le ciave per verzer le porte”. Son un contadin, niente de più, niente de meno.
Poi serata tranquilla, ho guardato una fiction su rai uno, mi son fatto una doccia e ho dormito alla grande. Mattina, cappuccino modello brodo, brioche e volo per Ottawa. Sbang. Si comincia.