mercoledì 3 giugno 2009

l'odore, 2 giugno, 21.37

E' già questa antropologia? Voglio dire sono ad Ottawa per la biblioteca e i libri e i professori e Mosha naturalmente. Ma questa qui, adesso in questo appartamento seduto nella mia stanza a scrivere. Mentre i miei ospiti sono in salotto lavorando e cucendo una bambola di pezza. Questa qui è antropologia? Cosa dovrei fare? Come mi viene in soccorso il metodo di lavoro e tutto ciò di cui si parla a lezione? Cos'è se non altro vivere le cose e scriverne?
Cosa dovrei fare?
E' antropologia bella e buona, la ricetta è perfetta. C'è l'altro, ci sono io. C'è l'individualità e il mio diario ne è la prova. Forse nel nord sarò un po' meno propenso a scrivere tanto. Ma adesso va così e quello che devo scrivere lo scrivo così. Che alla forma ogni tanto ci tengo anche io.
Oggi ho visto i miei primi selvaggi. Forse ne avevo già intravisto qualcuno ma oggi ero sicuro di vedere i miei selvaggi. Lo so che è una frase stupida, ma leggetela attraverso il velo dell'ironia.
Sono stato con Shaun a prendere Camilla al lavoro. Lei lavora per un'associazione che si occupa delle pratiche mediche degli inuit che scendono ad Ottawa per cure mediche che non gli sono offerte al nord. Siamo entrati con la macchina nel parcheggio dell'associazione e ho visto i primi inuit seduti nel giardino. Poi siamo stati a fare la spesa, che ho pagato io, e ho preso il necessario per una semplice spaghettata che è riuscita niente male. L'intero edificio che ospitava il supermercato odorava dello stesso odore dei fast food. Il reparto carne odorava di fast food, frutta e verdura odorava di fast food, il reparto pesce odorava di fast food. Ma non proprio fast food. Più che altro di quella salsetta vergognosa con cui riempiono gli hamburger da macdonald. Abbiamo cenato e ora mi rilasso leggendo un po' mentre Shaun lavora e Camilla cuce una bambola-scimmia. Ho fatto il secondo caffè con la moka. E non odorava di fast food.

Chiosa finale: sono in Canada e il quartiere residenziale dove vivo si chiama The Maples. Non avrò problemi a portare una foglia di acero a Gabri. Ed è pieno di scoiattoli. Sono ovunque e sono gagliardi.
Per quanto riguarda i gatti, la femmina si chiama Vegas, il bianco maschio non me lo ricordo. Però ve lo mostrerò perchè merita un video su you tube. E' un gatto da riporto. Tu lanci un piccolo topo di gomma, lui corre, lo prende, lo riporta indietro e lo fa cadere ai tuoi piedi. E' un gatto da produrre in serie. Voglio provare ad cacciare gli scoiattoli con lui.

4 commenti:

  1. ..già il fatto che ci sia un "senso" coinvolto, l'odore, è indice che stai usando "lenti" diverse da chi ti circonda nel vedere la realtà nella quale t sei immerso.non è, banalmente, antropologia questa?

    ps. ma quanto sono fighi quei gatti?voglio conoscere anch'io il gatto da riporto!parlagli di me e digli che un giorno faremo amicizia.

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  2. Io amo mio fratello punto
    I'm so proud of u!

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  3. Ahahah, ma che figa la spaghettata d'oltre oceano! Fagli sentire due o tre profumi diversi dal fast food! Grande Max!

    Ad ogni modo dubito che metterti a guardare fisso un paio di inuit serva a molto, per cui penso che l'unica cosa che puoi fare è seguire il tuo istinto, come stai già facendo alla grande! Continua così!

    Un abbraccio!

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  4. Nooooo marti ti prego!!!! almeno i felini di oltre oceano....lasciali vivere tranquilli!!!!

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